Casa in mattoni

Casa in mattoni

 

“È un lavoro, essere felici. È una costruzione. Devi metterla giù tavola per tavola e chiodo per chiodo, e controllare di continuo che tutto sia a posto, e tenere ben spalato tutto intorno. Ci vuole un sacco di manutenzione.”
Andrea De Carlo, Uto, 1995

 

IL LUOGO
Siamo nel Villaggio del Sole edificato nel 1963, un borgo a nord di Lugano nato come luogo di villeggiatura per il cosiddetto “Turismo d’Oltralpe”.
In origine il progetto del Villaggio prevedeva la realizzazione di 25 unità di diversa metratura, caratterizzate dallo slittamento dei blocchi sull’asse nord-sud. I tetti erano previsti piani con cupole in plexiglass per l’illuminazione degli spazi. Nella realizzazione si sono persi questi aspetti, e le abitazioni hanno ripreso un linguaggio più tradizionale. La tipologia edilizia nasce con variazioni sul tema della casa in mattoni, sempre costruita con lunghi muri in condivisione tra due unità. Negli anni si è persa l’unitarietà dell’intervento; i singoli proprietari hanno apportato modifiche nei materiali e nei colori, aggiungendo volumi estranei alla composizione iniziale. Il risultato è che oggi il Villaggio sta perdendo a poco a poco gli elementi distintivi originali, pur mantenendo un impianto omogeneo.

 

LA SCELTA DEL MATTONE
L’intervento parte dalla necessità di rendere efficiente una abitazione realizzata nel 1963, priva di isolazione, realizzata con materiali poco ecocompatibili e con grossi limiti statici.
Abbiamo scelto la demolizione e la ricostruzione, mantenendo invariata l’aderenza alla casa confinante e lo spirito del luogo, sapendo che la difficoltà nel nuovo è non deludere le aspettative, mantenere la memoria precedente e costruire misurandosi con il concetto di materia, valore e tempo. La costruzione è realizzata con muri portanti in mattoni realizzati a mano a due teste che continuano all’esterno a delimitare la corte. Il lotto di progetto si chiude, isolandosi dal circondario: si vedono solo cielo e montagne. La forma “a L” dell’edificio è composta da una porzione con copertura a falde simmetriche e una, invece, a falde asimmetriche. Nel punto di incrocio si situa l’ingresso principale. Il muro in comune con l’abitazione confinante è stato raddoppiato all’interno della proprietà per poter garantire un’indipendenza statica e una migliore isolazione tra le due proprietà in aderenza.
Tutto, in questo progetto, si basa sul singolo mattone. È l’elemento costruttivo, l’unità di misura elementare; è multiplo, è statico. È l’essenza dell’architettura di questa casa, nel vero senso della parola. I disegni riportano i mattoni uno per uno. Il progetto è disegno su misura di tutto, dai muri ad ogni elemento della casa. Il mattone sta nella mano del muratore, è una perfezione costruttiva assoluta e antica. In architettura cimentarsi con la casa in mattoni è un tema fondamentale, di formazione. Si parte da Mies, dove tutto parte e ritorna. È il mattone che definisce la costruzione e dialoga con gli altri materiali locali: graniglia di cemento con sabbia Ticino e legno.
La casa è costruita tra due muri. Quello in aderenza con la casa confinante potrebbe definirsi “muro d’arte” – l’opera di Franz Gertsch ne occupa la gran parte – l’altro è il muro del patio in mattoni. La texture sul muro cieco cambia a seconda del sole e varia la texture dei mattoni. Il patio è una stanza a cielo aperto, protetta e un pò astratta. E’ uno spazio naturale e contemplativo, silenzioso, ordinato. Potrebbe cambiare al suo interno, crescere nel verde, ma il muro lo continuerà a proteggere e definire con sicurezza. Il paesaggio dialoga con la casa in uno scambio continuo di chiusure e aperture. Tutto è legato.

 

CULTURA DEL PROGETTO
In questo lavoro emerge il valore dato al progetto.
Progettare significa far fatica, dedicare tanto tempo ed energia affinché l’idea, che può nascere subito, prenda forma e forza restando coerente, non venga tradita nella sua realizzazione perché sono tanti i soggetti che vi lavorano, e ogni passaggio rischia una possibile perdita.
Significa studio ma anche cura e attenzione. Esiste una tendenza diffusa alla fascinazione nei confronti di interventi non progettati, istintivi, no design. È una risposta comprensibile dovuta al rigetto nei confronti dell’abuso del termine design. La cultura dell’immagine ci perseguita e ci rende incapaci di valutare la differenza tra un progetto e un non progetto, come se non ci fosse più differenza tra pensiero e non pensiero. La sfida, non solo in architettura, è capire la differenza, ma questa operazione richiede una certa attenzione.

Non basta.

C’è anche un lungo percorso di dialogo e condivisione con chi questa casa l’ha voluta.
Costruire perché la casa duri nel tempo, possa anche trasformarsi e assomigli sempre a chi la abita. Perché chi ci vive sia felice. Almeno per quanto ci compete.
I nostri clienti, che sono diventati amici, ci continuano a dire che in questa casa sono davvero felici.

Data:

2021

Luogo:

Origlio (Lugano)

Committente:

Privato

Progettista:

Arch. Paolo Brambilla, Arch. Elisabetta Orsoni

Pavimenti e rivestimenti in legno:

Castiglioni

Impresa edile:

Garzoni SA